Regia: Christopher Nolan.
Cast: John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki, Dimple Kapadia, Aaron Taylor-Johnson.
Genere: Drammatico, – USA, 2020.
Durata: 150 Minuti.
Cinema di Piazza Armerina
dal 18 al 23 Settembre
1° SPETTACOLO ore 18:00
2° SPETTACOLO ore 21:00
Trama:
Un operativo americano senza nome, che lavora con la CIA, partecipa a un’azione in Ucraina, durante un attentato terroristico in un teatro dell’opera. Scoprirà che questa operazione era anche un test per mettere alla prova non solo la sua fedeltà all’Agenzia, ma pure la sua propensione a rischiare la vita per salvare persone innocenti. Viene così introdotto in un programma misterioso e compartimentalizzato, dove i partecipanti sanno solo quello che devono sapere. Lo addestrano quindi ad affrontare agenti che si muovono nel tempo e hanno pallottole che sparano a ritroso – ossia rientrano nella pistola – senza però spiegargli quale sia il loro obiettivo, ma solo che dall’esito delle sue operazioni dipende la sopravvivenza del mondo intero.
Christopher Nolan torna nei territori di Inception, ma all’heist movie predilige questa volta il genere spionistico, sempre però contaminato dalla fantascienza visionaria.
Come Inception è tanto cervellotico quanto metacinematografico e se là DiCaprio era una sorta di regista, che elaborava messe in scene oniriche, qui il Protagonista si chiede – letteralmente e ripetutamente – se davvero sia lui il protagonista della storia. Un livello metatestuale così esplicito manca però di sottigliezza e avrebbe funzionato meglio in una comedy o comunque con maggiore autoironia invece, nonostante qualche battuta e l’atteggiamento guascone di Pattinson, il film rimane assai serioso. Nemmeno Kenneth Branagh nel ruolo del villain sopra le righe riesce ad aggiungere leggerezza perché, dopo il suo primo confronto con l’eroe a base di minacce di tortura estrema e morte atroce, finisce invischiato nel melodramma del rapporto con sua moglie.
Il mélo, a sua volta, caratterizzava anche Inception, ma funzionava molto meglio con il personaggio di DiCaprio ossessionato da un sogno impossibile. Qui invece abbiamo un protagonista di cui non sappiamo assolutamente niente, non è neppure chiaro il suo ruolo nei confronti della CIA, né tantomeno perché sia finito a fare quella vita o in cosa speri per il proprio futuro. Che si ritrovi coinvolto in una sorta di love story manca il bersaglio, sia perché con una tabula rasa simile non ci può essere contatto empatico, sia perché il film è comunque PG-13 e Nolan non è in ogni caso interessato alla sensualità. Nonostante la bellezza mozzafiato di Elizabeth Debicki, che interpreta un personaggio molto simile a quello di cui aveva vestito i panni nella serie The Night Manager, non c’è mai un gioco di seduzione come è lecito aspettarsi in uno spy movie giramondo in stile Bond.
Tenet si intitola così perché è una parola latina che viene usata come codice e perché era il cognome di un direttore della CIA, e soprattutto perché è una parola palindroma. L’inversione è un concetto chiave di Tenet e le spiegazioni del complicato meccanismo narrativo abbondano.
Rispetto a Inception però Nolan ha imparato la lezione e riesce a tenere molto alto il ritmo anche nei momenti didascalici, usando diverse ellissi e legando i passaggi esplicativi a scene d’azione o comunque a momenti di tensione e a cambi di location. Inoltre la martellante colonna sonora di Ludwig Göransson incalza i momenti action e di montaggio alternato con grande efficacia ed è probabilmente la cosa migliore del film.
Più difficile esprimersi sulla fotografia di Hoyte Van Hoytema dopo la visione in una sala “normale”: Tenet è stato girato in buona parte in IMAX e non è un caso che nelle scenografie abbondino imponenti strutture verticali, in linea con il formato in proporzione più “alto” delle sale IMAX. I set grandiosi e le scene con effetti speciali che riavvolgono il tempo sono comunque impressionanti, ma nel girare le scene d’azione Nolan a volte lascia perplessi. Per esempio c’è una scena in cui i protagonisti si infiltrano in un grattacielo, ma se il salto iniziale è mozzafiato la conclusione è però interrotta e li vediamo improvvisamente già che scavalcano un balcone.
Anche peggio la lunga sequenza finale, nel bel mezzo di uno scenario da film di guerra, manca di chiarezza: latitano le coordinate spaziali, i personaggi avanzano tra esplosioni, proiettili e altri effetti speciali, in modo confuso, più frastornante che adrenalinico. Molto buone in compenso la scena iniziale nel teatro dell’opera e l’elaborata sequenza nell’aeroporto di Oslo, sebbene data la complessità di Tenet e le molte scene di spietata violenza, si sarebbe potuto rischiare un rating di censura più tosto e rendere il tutto meno esangue.
Nolan ancora una volta scommette sul proprio ingegno più che su ogni altra cosa, ma riesce solo raramente a stupire e ci sono situazioni che risulteranno piuttosto familiari per esempio ai fan del Doctor Who. La gran parte delle rivelazioni sono per altro intuibili e quando finalmente viene spiegato il piano dei villain si ingenera uno strano paradosso: Tenet è un film dove si fa tutto per un figlio, ma poi sono proprio i discendenti a voler punire i padri per prendersi il loro tempo. E non a torto, considerato come i padri – generazione di Nolan inclusa – hanno manomesso il futuro del pianeta…