Regista: Alessandro Tonda
Cast: Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco, Anna Ferzetti, Lorenzo Pozzan, Davy Eduard King, Youssef Tounzi, Abbas Abdulghani, Anas Lahdaira, Fethi Nouri, Massimiliano Rossi, Andrea Giannini, Maurizio Tesei, Beniamino Marcone, Sergio Romano, Biagio Forestieri, Antonio Zavatteri, Jerry Mastrodomenico, Beatrice De Mei, Silvia Degrandi, Yonv Joseph, Hossein Taheri
Genere: Drammatico
Durata: 109 minuti
Cinema Garibaldi di Piazza Armerina
Dal 14 al 19 Marzo
1° SPETTACOLO alle ore 19:00
2° SPETTACOLO alle ore 21:30
Trama: 4 febbraio 2005. Nicola Calipari, alto dirigente del SISMI, sta partendo per una vacanza con la moglie e i due figli, quando viene richiamato a Roma perché la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena è stata rapita a Baghdad, al suo ritorno da una visita ad un campo profughi, da quello che si scoprirà essere un commando sunnita. Per 28 giorni Calipari, soprannominato “il Nibbio”, dovrà fare la spola fra l’Iraq presidiato dall’esercito statunitense e la dirigenza dei Servizi Segreti nel tentativo di ottenere la liberazione di Sgrena.
Il ricordo dell’uccisione del giornalista Enzo Baldoni, avvenuta sempre in Iraq l’anno precedente, è ancora fresco e doloroso, e Calipari farà di tutto per assicurarsi che quella storia non si ripeta, cercando di trattare il rientro di Sgrena senza commettere errori e unendo le forze con il direttore di Il Manifesto, il compagno di Sgrena e alcune alte cariche istituzionali. Ma il destino, e l’incompetenza di certi uomini, non saranno altrettanto attenti e rispettosi nei suoi confronti.
Il Nibbio compie un’operazione doverosa nel ricordare un uomo perbene e un professionista rigoroso, scevro da personalismi e presenzialismi, un po’ come aveva fatto Michele Placido con Giorgio Ambrosoli in Un eroe borghese.
La regia è del quarantenne Alessandro Tonda, che sa gestire bene le scene d’azione all’interno di un immaginario cinematografico global (il suo esordio al lungometraggio, The Shift, era girato in Belgio e interpretato da un cast internazionale). Tonda mette in scena la vicenda Sgrena come una spy story, virando in toni grigi e seppia e dirigendo gli attori come il cast di un thriller mitteleuropeo. La sceneggiatura di Sandro Petraglia, scritta “a mestiere” su un soggetto suo e di Davide Cosco e Lorenzo Bagnatori, scansa il melodramma e punta alla caratterizzazione di Calipari come un uomo di famiglia e di coscienza, evitando ogni superomismo.
Il risultato è un racconto solido che si segue con facilità, anche se con amarezza, ben sostenuto dalle interpretazioni di Claudio Santamaria nei panni del Nibbio e di Sonia Bergamasco in quelli sgomenti di Giuliana Sgrena. Nota di merito per Anna Ferzetti nel ruolo della moglie di Calipari e soprattutto per Beatrice De Mei che interpreta con naturalezza la figlia 18enne, polemica e affettuosa al punto giusto. I cattivi, in questa rappresentazione, sono gli americani, dei quali si sottolineano l’arroganza e l’inettitudine, e il capo della Croce Rossa, intento a disturbare maldestramente (e dannosamente) la camminata sulle uova di Calipari.
Quel che avrebbe potuto elevare maggiormente Il Nibbio è un maggiore spessore storico-politico: il film ha perso (intenzionalmente) l’opportunità di rendere questa storia non solo un action movie ma anche una metafora del mondo in cui viviamo e delle tensioni che lo attraversano: mancano ad esempio tutte le polemiche suscitate all’epoca sia dalla presenza di Sgrena in Iraq che dal pagamento del riscatto, così come manca la volontà di approfondire i rapporti di forza fra tutti gli attori in gioco.
Tuttavia, la figura di Calipari emerge come un baluardo di buon senso e intelligenza diplomatica, un uomo la cui parola, credibilità e coerenza sono state moneta preziosa nel corso di rapporti delicati e trattative spinose, e altruistica garanzia di protezione per la giornalista rapita. Il ricordarci che esistono figure istituzionali di questa caratura, in un momento in cui latitano gravemente, è un merito indiscutibile del film.