MA COSA CI DICE IL CERVELLO

Regia: Riccardo Milani.

Cast:  Paola Cortellesi, Stefano Fresi, Tomas Arana, Teco Celio, Remo Girone, Vinicio Marchioni.

Genere: Commedia, Italia.

Durata: 98 Minuti.

Cinema di Piazza Armerina

dal 26 al 30 Aprile

1° SPETTACOLO ore 19:00 – 2° SPETTACOLO ore 21:30

Trama: 

Giovanna lavora al ministero dove in apparenza conduce una professione che più grigia non potrebbe essere, o meglio così appare in pubblico per camuffare la sua vera identità, quella di agente della Sicurezza Nazionale il cui primo dogma è non dare nell’occhio. Tra una missione a Marrakech e una a Mosca si riavvicina ai compagni di liceo, che possono dire di fare una vita soddisfacente… finché non confessano le rispettive vessazioni subite da un assortimento di cafoni o ricchi prepotenti. Giovanna, mentre dà la caccia a un terrorista intento a mettere insieme un’arma di distruzione di massa, decide che non può restare a guardare l’umiliazione e il conseguente abbrutimento dei suoi amici…

Una donna dedita alla sicurezza del Paese è avvilita dal degrado, soprattutto da quello romano, e decide di prendersi una rivincita con mezzi a dir poco spropositati contro una galleria di maschere, rispetto a cui è troppo facile sentirsi superiori, il tutto mentre si consuma una blandissima parodia del genere spionistico.

Quarto film consecutivo della coppia (anche nella vita) Riccardo Milani-Paola Cortellesi dopo Scusate se esisto!Mamma o papà? e il grande successo di pubblico di Come un gatto in tangenzialeMa cosa ci dice il cervello è però disarmante. Se l’idea di fondo ha il retrogusto di superiorità intellettuale della sinistra che vuole dare lezioni al popolo bue o ai “cafonal”, la parte di spionaggio vorrebbe invece essere semplicemente comica ma è più spesso penosa, soprattutto per l’insipienza spettacolare della messa in scena. In particolare il quartier generale della Sicurezza Nazionale è un set di una povertà abbagliante, dove la fotografia non ha alcuna profondità e i dialoghi messi in bocca al povero Remo Girone sono enunciati con mal celato imbarazzo. 

Paola Cortellesi fa del proprio meglio e sicuramente ha un talento comico degno di miglior causa, così come è un vero spreco l’uso di Vinicio Marchioni e Lucia Mascino nel ruolo di amici senza colore, e ancora peggio va a Claudia Pandolfi, cui tocca una macchietta chiassosa. Stefano Fresi è poi l’interesse romantico del liceo di Giovanna, che una volta era un atleta e ora è un obeso, ma naturalmente dal cuore grande, tanto che sarà il suo nobile tentativo di farsi rispettare dagli studenti (per certi versi un ritorno di Milani ai temi del suo esordio con Auguri professore) a mostrare a Giovanna che il buon esempio è più efficace della vendetta.

Nei panni dei peggiori maleducati troviamo: Ricky Memphis, padre aggressivo di un bambino che gioca a calcio; Paola Minaccioni, che pretende di saperne più dei dottori e non esita ad aggredirli se non prescrivono le medicine che la ha indicato l’Internet (la vendetta contro di lei è la sola davvero divertente); Alessandro Roja, ricco e arrogante al confine con il delirio di onnipotenza, convinto che volando in business class non sia tenuto a spegnere il cellulare; Emanuele Armani, giovane di ricca famiglia che mena i professori che non gli danno la sufficienza – perché poi vada in una scuola decadente e probabilmente pubblica non è dato sapere… Sul fronte spionistico, oltre a Remo Girone nelle vesti del comandante dei servizi di Sicurezza Nazionale, abbiamo Teco Celio come chimico che traffica in armi di distruzione di massa e Thomas Arana inafferrabile terrorista.

Se la sequenza a Mosca è poco più di una cartolina dalla Piazza Rossa, quella di Marrakech passa velocemente per le vie del mercato – con immancabili stereotipi sui commercianti arabi e i turisti giapponesi – mentre a Siviglia veniamo messi di fronte a una sorta di album turistico di Instagram, con il gruppo di amici che si fa un selfie dopo l’altro di fronte a vari luoghi caratteristici. Come se non bastasse un inseguimento automobilistico passa per la regione dei mulini e non manca nemmeno un toro che insegue l’auto dalle decorazioni rosse. C’è davvero di tutto, senza mai trovare un equilibrio, in Ma cosa ci dice il cervello che alla fine, nonostante le location e le incursioni tra spy story e parodia, rimane la solita commedia edificante. 

Roma all’inizio è descritta come una città invivibile perché popolata di mostri e il materialismo, la superficialità e l’edonismo sono così dilaganti da entrare anche in casa della protagonista, attraverso la sua madre rifatta e ridicolmente giovanile. Ma nemmeno le sue lezioni di cinismo bastano a sconfiggere l’innato senso di giustizia dei bambini. La grande Commedia all’italiana non potrebbe essere più lontana.