Regia: Ivano De Matteo
Cast: Greta Gasbarri, Edoardo Leo, Milena Mancini, Riccardo Mandolini, Alessia Manicastri, Giorgia Faraoni, Giorgio Montanini, Vinicio Marchioni, Samuel Christian Franzese
Genere: Drammatico/Italiano
Durata: 1h 48m
Trama:
Mia è un’adolescente alle prese con un amore malato. Sergio è un padre premuroso che non si dà pace nel non vederla felice e, sopraffatto dalla disperazione, medita vendetta.
Il cinema di Ivano De Matteo non lascia scampo. Mette in scena storie crude, durissime, intrise di realismo, spesso disperate, a volte scioccanti, puntualmente capaci di mettere in questione chi guarda. Un cinema senza compromessi, da prendere o lasciare, dove tutto odora di vero, le facce, le case, le strade, le dinamiche tra i personaggi, le loro emozioni. Fino alle più estreme, esplosive e devastanti.
Come ai tempi di Gli equilibristi e I nostri ragazzi, De Matteo torna a indagare il rapporto tra un padre e sua figlia, a perlustrare tra le pieghe imprevedibili dell’adolescenza e l’impotenza che connota la genitorialità in quella delicatissima fase dell’esistenza.
Al centro della nuova storia, sempre firmata con Valentina Ferlan, c’è Sergio, infermiere del 118 che inizia a notare comportamenti strani in sua figlia Mia, alle prese con il suo primo amore. Un amore ossessivo e possessivo, morboso, che minaccia seriamente la sua serenità e finisce per usarle violenza fisica e psicologica. Qual è il ruolo di un padre in tutto questo? Si può proteggere una figlia dai pericoli e dalle esperienze più dolorose della vita? Sono gli interrogativi che solleva questo dramma familiare angosciante che procede in un crescendo di tensione, sfruttando la bravura dei suoi interpreti.
Da Edoardo Leo, impeccabile in uno dei personaggi più complessi ed emotivamente provanti mai interpretati, fino all’esordiente Greta Gasbarri, perfetta nel ruolo di Mia. Una ragazza contemporanea che s’innamora del ragazzo sbagliato. A interpretarlo, in modo convincente, c’è Riccardo Mandolini, nel personaggio probabilmente più detestabile di sempre. È il ragazzo morboso e violento che rovina la vita di Mia e dei suoi genitori, riuscendo a spegnere anche il sorriso di sua madre, sempre pronta a risollevare il morale di famiglia, interpretata da Milena Mancini.
Il dolore irrompe nella vita di questa famiglia provocando crepe di incomunicabilità, disagio, tensione tra i suoi componenti. De Matteo lo racconta mettendosi dichiaratamente dalla parte del padre, seguendolo nella sua parabola esistenziale fatta di sconfinato amore paterno e patriarcale voglia di riscatto, di rivincita su quella che considera una sua proprietà (la “sua” bambina, chiamata Mia forse non a caso) che gli viene di colpo sottratta.
Nasce a poco a poco una sete di vendetta che monta silenziosa fino a implodere in un finale di rabbia che tuttavia porta la storia altrove, su un binario che non riguarda più la famiglia (né il caso di amore malato raccontato fino ad allora) ma la giustizia tout court, o meglio la voglia di farsi giustizia da soli. È qui che scricchiola la storia, cedendo il passo a materiale narrativo utile semmai per un altro film, magari un ipotetico sequel.
C’era già tanta sostanza in ballo: il rapporto padre-figlia, le complesse scelte degli adolescenti e degli adulti, il revenge porn e la depressione post-traumatica che assale le vittime di amori tossici e malati. De Matteo ci aggiunge la voglia di rivalsa di un padre che vuole fare giustizia a modo suo, premendo il piede sull’acceleratore di un’emotività che già aveva trovato il suo exploit in una serie di scene madri. Non poche, dato l’alto tasso di drammaticità del film.
Un film doloroso, umano, tenero e raccapricciante al tempo stesso, angosciante come pochi nella sua screziata verosimiglianza. Eppure, grazie alla sua ostinazione a mettere in questione ogni certezza senza dare nulla per scontato nel delicato mondo degli affetti familiari, capace di rimanere impresso a lungo.